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Siamo fortunati, questo dobbiamo ammetterlo: siamo nati e cresciuti a Napoli, una città che ti toglie e ti da tante cose, una città di fede e di superstizione, una città di arte espressa in ogni sua forma, dalla più antica alla più moderna. Napoli è una città in cui una forte illegalità e una forte moralità convivono insieme quasi come un paradosso, una città ricca di storia e anche di leggende, talvolta ostentate, talvolta nascoste e proprio questo suo lato così segreto e intimo è quello che ci affascina sempre di più.Siamo più volte scesi sottoterra per raccontarvi una Napoli antica, una Napoli che custodisce gelosamente secoli di storia, il susseguirsi di popoli e dominazioni, il contagiarsi di ingegno e genio. Oggi vi sveliamo un altro segreto della città dei contrasti: benvenuti al cimitero delle fontanelle.
Siamo nel rione Sanità, un luogo più noto per le tristi vicende di cronaca nera che per la storia che nei secoli ha attraversato questi vicoli; infatti all’ingresso del cimitero delle fontanelle non c’è molta gente, qualche famiglia di turisti, qualche studente, sicuramente non il solito gruppo di tedeschi o giapponesi armati di reflex costose.
Questo luogo di circa 3000mq è silenzioso, umido e le luci sono basse, calde, alcuni luoghi quasi bui. C’è silenzio e un’atmosfera rispettosa e sacrale. Lo scenario che si apre di fronte ai nostri occhi è molto suggestivo. Teschi e ossa ovunque, posizionati in maniera ordinata e precisa. Ma a chi appartengono e perchè nasce il cimitero delle fontanelle?
]In origine, quello che oggi è chiamato dai Napoletani “cimitero delle capuzzelle” (le capuzzelle a Napoli sono appunto i teschi), era una cava da cui si estraeva il tufo giallo napoletano che veniva impiegato per le costruzioni. Nel 1656 anche Napoli fu colpita dalla peste e nel 1836 dal colera, per cui la cava fu usata come sepoltura comune delle vittime. A queste si aggiunsero le persone più povere che non potevano permettersi una sepoltura migliore. Con il tempo,si aggiunsero poi le ossa provenienti dalle terresante e da altri scavi come quelli di Via Acton (vicino al Maschio Angioino).
Si dice che le capuzzelle siano circa 40.000.
Si crede erroneamente che tra le ossa del cimitero vi siano anche quelle di Giacomo Leopardi, vittima illustre del colera del 1836. In realtà le sue spoglie sono custodite al Parco Vergiliano di cui vi abbiamo parlato qui e riposano con quelle del poeta Virgilio.
La navata di destra è la navata dei preti. Quella al centro è invece dedicata agli appestati di cui, quello che subito colpisce è quella sorta di ossoteca al cui centro vi è la statua del Cristo risorto.
A destra ci sono le cosiddette anime pezzentelle, i resti delle persone più povere, di cui si sapeva poco e niente.
La città di Napoli, come spesso è accaduto nella storia, non si è limitata a custodire questi resti, il suo popolo è diventato parte integrante del luogo grazie al culto delle anime pezzentelle.
Alcuni teschi sono infatti gelosamente custoditi in teche di marmo o in più umili scatole di biscotti. Sono incisi nome, cognome date… questo perchè il popolo napoletano, soprattutto nel dopoguerra era solito adottare uno di questi teschi senza identità e dargli una sepoltura dignitosa, quasi come fossero ex-voto per grazia ricevuta. Ognuno sceglieva il proprio teschio, lo ripuliva, lo accudiva finche esso non rivelava in sogno la propria identità, diventando protettore di colui che se n’era occupato. Altra credenza, per cui veniva offerta una “sistemazione” al teschio, era quella secondo cui l’anima, se accudita nel modo giusto, poteva dare in sogno i numeri vincenti al lotto. Ma se ciò non accadeva, bhè allora si cambiava teschio e si sperava fosse quello vincente. Rosari, mozziconi di sigaretta, segni scritti a penna sul cranio erano i segni della prenotazione di quell’anima. Ecco perchè poi il Cardinale di Napoli ne proibì il culto, ormai ai limiti della superstizione, nel 1969.
Oltre alla innumerevole quantità di teschi e ossa, ciò che colpisce sono alcune cose in particolare;
Nella penombra, appena illuminata da un fascio di luce debole, una statua senza testa, la statua di San Vincenzo Ferrer. Poco più avanti tre grandi croci di teschi: questo è chiamato il Tribunale. Pare che un tempo, i vertici di camorra si riunissero di fronte al Tribunale per alleanze e patti.
Ancora, nella navata centrale ci colpisce il Calvario, una montagna di teschi che pare stia a simboleggiare il monte Golgota che in aramaico vuol dire luogo del cranio.
Poi alcune spoglie imbalsamate, di cui quella di Margherita Petrucci moglie di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morta, secondo la leggenda, soffocata da uno gnocco.
Infine la cappella di padre Gaetano Barbati, colui che insieme alle donne del quartiere si occupò di “riordinare” il cimitero delle fontanelle alla fine del’800.
Tra le mille leggende che circolano intorno a questo luogo e la miriade di preghiere e suppliche scritte su bigliettini sparsi qua e la…forse quello che ci colpisce di più è questo:
Non sappiamo chi sia l’autore del biglietto, certamente moderno, magari scritto distrattamente e in fretta. Sappiamo però che questa è forse l’unica certezza che abbiamo in un luogo di mistero e di anime senza nome. Oltre i riti, la superstizione e la fede questo è il messaggio che ci piace portare a casa, il messaggio su cui riflettere dopo la visita al cimitero delle fontanelle.
INFO UTILI
Il cimitero delle fontanelle è aperto dalle 9:00 alle 17:00, dal lunedì al venerdì.
L’ultimo ingresso è alle ore 16:30
L’ingresso è gratuito, per una visita guidata dovete prenotare sul sito ufficiale.
Adriana dice
Nonostante sia napoletana non l’ho mai visto! Devo rimediare *__*
EMANUELA dice
Assolutamente!!! Magari porta con te questo post ti sarà utile… in piu all’interno del cimitero puoi utilizzare l’app VIAGGIARTE che è un’app di realtà aumentata… scoprirai tantissime cose come la leggenda del capitano!?
Adriana dice
wowwwwwww siii grazieeeeeeeee
Oltre le parole dice
Hai scritto un articolo pieno di rispetto e devozione per un luogo e per la storia di una città unica. Napoli è stupenda. Io abito fuori città e purtroppo la conosco davvero poco ma per quel poco che la conosco mi lascia sempre senza fiato! Il cimitero Delle fontanelle è un sogno che non ho ancora realizzato. Prima o poi ci riuscirò! Complimenti davvero!
EMANUELA dice
Ciao e grazie mille per le splendide parole e per il tempo dedicato a leggere l’articolo. Il tono era volutamente rispettoso perché questo post conserva una storia ma anche una tradizione popolare davvero antica e unica. Ci sono ancora tante cose da raccontare sul cimitero delle fontanelle e in generale sul rione sanità che è un scrigno di tesori inestimabili. Speriamo di poterlo far al più presto e nel frattempo ti aspettiamo a Napoli ci prendiamo un caffè e ci godiamo qualche meraviglia nascosta!